30/07/19

pericolosi detti romani





quando se semo bisticciati
e io t'ho detto
-vatte a ammazzà
l'hai presa un pò troppo alla lettera
e mò nun ce sta più niente da fà


del resto tu eri di bagheria
e io sò romana
sempre du stronzi semo
un complessato di paese e nà cafona magna-amatriciana
e nun te lamentà che questa nun fa rima!


(londra 30.7.2019)
 



HM prison pentonville - music behind bars-



rinchiusi racchiusi socchiusi

varco finalmente quelle mura
per quattro anni le finestre di casa mia si sono affacciate sul ridente filo spinato
di HM prison pentonville
cellulare/liquidi/oggetticontundenti-affilati/laptop fuori nel locker
con me una decina di inglesi di mezza età
bianchi e borghesi
come me stavo per dire
MA invece
le donne non hanno mai sentito parlare di
-andare dal parrucchiere a farsi du meches o che so una tinta-
capelli color topo o
se ancora più in là con l’età
grigi
che si intonano bene con le loro carnagioni
ocra

una di loro cerca di attaccare discorso con me parlandomi dei suoi cani ed io non ricordo come si dice in inglese
-hai toppato argomento di brutto e sei rossa in faccia dalla troppa birra e mi dai fastidio fisico e magari quando ti capita vai da un parrucchiere che diosololosa quanto ce n’hai bisogno-

mi rode il culo oggi
non so il perchè
caldo africano e mi mancano due tre persone all’appello

è una prigione maschile
una quindicina di prigionieri ripassano le canzoni
tute grigie magliette o canottiere bianche o nere
scarpe da ginnastica
quasi tutti neri o mixed race
ah e in forma (lo so è inappropriate)
il vibe è da festa domenicale in parrocchia
dopo 3 minuti mi scordo di essere nella cappella della prigione

dalle enormi vetrate multicolori della cappella entra una luce (pre)potente
ci sono tre o quattro guardie e due sono donne
scherzano con i prigionieri
io in prima fila
mi sventolo con il mio ventaglio giapponese
uno dei prigionieri
sudato fradicio ed enorme
si viene a presentare
si tampona il sudore della fronte con un fazzoletto di stoffa
ancora non lo so ma quello là dovrebbe stare su un palco al posto di busta rhymes

guidati dalla ‘music facilitator’ (lavoro a cui ambisco anche io da lì il mio interesse al concerto)
lo spettacolo inizia
i prigionieri si esibiscono in una body percussion
per poi attaccare a cappella ‘swing low’ che diventa un canone con sing sing
divisi in due gruppi
cantano
un gruppo contro l’altro
in armonia
gli occhi socchiusi

in piedi e a semicerchio rivolti verso il pubblico
i seguenti personaggi mi si schierano innanzi:

tre ragazzi neri sui vent’anni
belli e in canottiera bianca
uno ha l’apparecchio fisso ai denti
l’altro un dente d’oro
il terzo altissimo mi guarda in cerca di un mio sorriso
che gli concedo senza esitazione perchè ha uno sguardo dolcissimo
alla loro sinistra un ragazzo con treccine da età indefinibile tra i trenta e i cinquantacinque
alla sua sinistra un franco-congolese che suona anche la chitarra
sposto lo sguardo ancora più in là ed ecco il gigante sudatissimo che mi ha dato il benvenuto
ha l’aria di quello rispettato ed è il disinvolto del gruppo
accanto a lui un tipo che sembra siciliano completamente coperto di tatuaggi
poi un tizio bianco con un taglio profondo sulla tempia e parecchia droga in corpo e nelle pupille
accanto a lui un africano-induista con contieni-capelli nero e che a mala pena muove le labbra
poi c’è il fomentatore: mixed race tuta grigia rasato e la tuta arrotolata su per i polpacci muscolosi

tutti animali da palcoscenico: sciolti sorridenti ma concentrati
si muovono più o meno armoniosamente mentre cantano
agitano mani
braccia
gambe
chiudono gli occhi
viso al cielo (leggi=soffitto)
incitano gli altri ad alta voce durante gli assoli

qual’è l’ultima volta che ho sentito fare musica così?

il secondo pezzo
-higher and higher
il pianoforte attacca e ripete lo stesso riff per ben sei volte
non capisco cosa succede
i ragazzi si lanciano occhiate tra loro
mi accorgo solo ora di un ragazzo fino fino
bianco alto biondino e gli occhi azzurri
è schiacciato in mezzo al gigante sudato e quello coi tatuaggi
ha il microfono in mano ma lo tiene in basso
non si decide a cantare
eppure deve perchè è il momento del suo assolo …!
è tutto rosso in viso e sembra stia per avere un crollo
si strizza gli occhi con le dita
io stringo i pugni nelle mani sudate
gli altri intorno
quello coi tatuaggi
il congo-francese e il gigante
mantengono un contegno ma lo tengono d’occhio
sorridono
lo proteggono
continuano a muoversi
è racchiuso dal loro affetto
attaccano la sua strofa sottovoce come a suggerirgliela
a dargli coraggio
ma l’assolo è il suo
è lui che deve sfidare l’ansia e avere la meglio
il mingherlino dunque continua a guardare in basso
non si decide ad alzare la testa
la tensione cresce in sala
ad un tratto si copre gli occhi con l’avambraccio
ed è troppo
l’emozione travolge anche me: scoppio in lacrime
non sono certo da prima fila
mai stata
accidenti!
finalmente il mingherlino si mette a cantare
non è intonato
non è sul tempo
non canta nel microfono
ma giuro su dio:
canta

chissà chi ha ferito
offeso
tradito
colpito
in quella voce e in quell’avambraccio sugli occhi però
ora
c’è il suo dolore
che altro è fare musica se non questo
passare la propria storia a qualcuno che
come una madre paziente un padre amorevole o un pubblico sudato in una prigione
ascolta?

al terzo pezzo il tipo con le treccine non si contiene più
comincia a ballare travolto dal ritmo e ha le molle al posto delle ginocchia

stand by me
il microfono passa al gigante sudato
ho un fremito
ha un raschietto nella voce quando tocca le note alte e non sfigura al cospetto dei precedessori
tipo bob marley o sam cook

sto ballando sulla sedia e non so se sono sudata fradicia o sono lacrime
e so che -we must all cry, but must the tears be white?-
(cit. gil scott heron)

il bianco con il taglio sulla tempia
avrà forse 35 anni ma sembra un sessantenne
ecco arriva il suo momento da solista
non hai il senso del tempo e la tonalità è un optional ma
non so spiegare come
il palco è il suo elemento
gli occhi gli brillano
si muove sinuoso a ritmo di musica seguendo un tempo tutto suo
ha la voce di un angelo terrorizzato
la sua voce libera e potente esce dalla sua bocca
dal suo viso
da quelle guance mangiate dalla droga
sono ipno-ti-zza-ta


il fomentatore non acchiappa una nota che sia una
ma è così calato nella parte che
non riesco a togliergli gli occhi di dosso
fa le facce
fomenta il pubblico
sostiene i cantanti solisti con urla e salti
presenza scenica alle stelle
sono in-chio-da-ta

il gigante nero si esibisce ora in un duo
chitarra e voce
ha scritto un pezzo originale sull’amore
and it blows my mind!!!
lui il pezzo le parole la melodia è da urlo
è una hit
va registrata
sto fo-men-ta-ta
un mix tra rap giamaicano e pop orecchiabile
l’accento giamaicano è fortissimo e lui lo accentua di proposito
racconta di quando uscirà di prigione e farà finalmente l’amore con la sua donna
parla di libertà
di sbagli
il testo è lucido
crudo
onesto
divertente
romantico
tagliente
gli altri prigionieri dal pubblico urlano e cantano il ritornello come fosse il concerto di usher
la sala viene giù sull’ultima strofa dove parla di sesso!

la musica
cos’è per un recluso?
non è certo quello che è per me o per tutti quelli come noi
bianchi
privilegiati
ricchi
liberi
la musica è per loro l’unico corroio verso luoghi dove non possono andare
verso il passato
quando erano padri mariti figli amici amanti persone
verso il futuro
dove i loro figli e le loro donne li aspettano per accarezzargli le teste
quelle teste da
assassini
criminali
violenti
ladri
spacciatori
disperati
persone che hanno girato alla svolta sbagliata

li aspettano quelle mogli idealizzate che indossano Victoria’s secret
e non vedono l’ora di fare l’amore
con i loro uomini che sono stati in prigione



(londra 30.7.2019)

27/07/19

E m ì o l a





solfeggio cantato
roma
fuori nevica
dentro si va d’accordo
devi fare il check di una casa che affitti
mentre spicci
la neve fiocca
e io sto seduta sulla finestra
non mi dai tregua co sto solfeggio cantato
se non sbaglio mi fai pure pagare
robba di 5 euro a botta
dici che è un incentivo..
sto
così
serena silenziosa concentrata
quando tu mi insegni la musica
siamo come karate kid e il maestro myaghi
metti la cera togli la cera
solo che si procede a botte di intervalli ostici

tu sai tutto
sai spiegare tutto
il difficile diventa facile
le mie lacune si colmano
la neve scende
il mio cervello si arrampica sulle melodie che mi proponi
dici che devo riconoscere gli intervalli a mente
senza toccare lo strumento
non lo so ancora
ma sarà un esercizio fondamentale nella mia vita
come fai?
come fai a rimanere umile con una mente così brillante
al posto tuo sarei una gran stronza
mi vanterei di continuo
farei sentire tutti gli altri inferiori
non perderei occasione per emergere
ma tu no
ti sembra normale essere sempre un genio
e a me sembra normale che tu lo sia
mi sono abituata ormai
io sono una pigna
tu un genio
il segreto della nostra amicizia

ecco che mi spieghi l’emìola

-musica musica musica della madonna
gente gente gente
divertente

questo il tuo esempio: ma cristo… proprio jovanotti!?

-beh ci sarebbe anche un’altra emìola
di una cantante
sconosciuta (ci sarai)
romana (ci puoi scommettere)
alessia piermarini
il pezzo (del suo primo album)
fa così:

-what it's about? what it's about? what it's about? what it's about?

ed emìola sia






(londra 27.7.2019)

19/07/19

dammi un segno



ti disturbo solo per dirti che
la tua casa è stata sempre anche la mia casa
le mie storie
andavano e venivano
a braccetto con le tue
tu consigliavi ascoltavi partecipavi
ma anche io
e con me tutti gli altri tuoi amici scappatidecasa
consigliavamo ascoltavamo partecipavamo
alla tua di vita
la tua
di vita
era
una vita come tante altre
come le nostre
-le vite degli altri facevano la mia
cazzo dici che non era la tua vita?
la tua casa?
cazzo dici che devi trovare una casa tutta tua
più piccola
lasciare il superfluo…
ma come parli?
cazzo dici che

cazzo dico io invece
parlo con un morto
non sto bene
il gabbiano mi fissa
alessia: get your shit together
discuto con la poesia di un delirante bipolare daltonico depresso e tossico prima del suicidio
è ovvio che la tua realtà era distorta
ma quale realtà non lo è?

seleziono
raccolgo
leggo e rileggo i tuoi post
mi spacca il petto saperti così nero
è buio pure qui sai?
vado a sbattere come una falena alla ricerca della luna
ho lividi dappertutto
sulle gambe sulle braccia sui gomiti sui miei ricordi
nessuno mi capisce o osa scrutarmi
faccio le faccie tue
le tue battute
a volte mi sembra di pensare con la tua testa
o è solo 30 anni di gomito a gomito che non mi lasciano in pace

vorrei tu fossi qui per insultarti e scannarci ancora una volta soltanto
sai una di quelle volte in cui tu abbassi il la testa e mantenendo lo stesso tono di voce fornisci argomentazioni razionali (passivo-aggressivo)
e io invece ti urlo in faccia la mia frustrazione con argomentazioni emotive e toni isterici (aggressivo-aggressiva)
vorrei essere io stessa a spingerti
non dalla finestra
ma dalla cima della tua cecità e della tua incoscienza
vorrei gonfiarti di botte
taggarti in un post di salvini
regalarti una vacanza di due settimane a Cogne
depilarti le gambe con la ceretta

vorrei poi infine ridarti il tuo nome
vorrei poterlo ridare a tutti quelli che lo perdono o non gli viene riconosciuto
vorrei ridarti la vita
la serenità
la nostra amicizia
le tue federe
il tuo-mio libro
ma è tardi
è spietatamente tardi
abbiamo perso troppo tempo a litigare
a farci i dispetti
tenerci il muso

indugiando troppo a lungo a dire
-amico mio ti voglio bene

non te ne andare


(brighton 29.7.2019)


brighton il jazz gill scott heron e NOi






potrà il mare in tempesta innamorarsi di un lago?
domande difficili

caro amico
mi hai abbandonato
come una scema ai piedi della ruota panoramica
tutti su
e io giù
ad aspettare che tu scenda

ma mica mollo
vado avanti
a brighton
a te
non ci penso

negozi di sex toys
orgoglio gay
negozi indipendenti
hippy e caffè imbevibili
il mare
la spiaggia di ciottoli
il pier che arriva fino a giù giù in mezzo al mare
quasi mi toglie il fiato
le destinys child cantano Say my name say my name
ed eccomi in costumedabagnosullaspiaggiadiPuntaSeccaconl’amicaSerenachecantiamoI’maSurvivor
e tu ci fai le foto
quelle foto da imbecilli
che in qualche modo erano il pre-selfie
pose sexy e costumi sgambati
io ho l’apparecchio ai denti e serena i capelli anni 80
non siamo da meno delle destinis c’haild

aia
il cuore pizzica
cammino fino al molo e i gabbiani mi urlano in faccia

-resisti!

è arrivata una proposta artistica interessante
devo scrivere il mio concept musicale:
ok se capisco cos’è un concept
il lavoro è mio

in valigia ho 3 creme solari
-spf15 per braccia e gambe
-spf30 per il petto
-spf50 per la cicatrice e i nei

piove a dirotto e tira vento
lovely brighton
ma io sono qui per il jazz
e non mi scoraggio
entro nella ridente shopping mall
chiedo
-the cheapest hoodie you’ve got
agguanto una felpa extra large fucsia

vorrei fare mille cose
la testa mi scoppia con idee progetti visioni della mia vita futura
ma ad un tratto si blocca tutto
blank
e mi sento stanca
tanto stanca
così stanca che posso soltanto
tornare a letto
guardare il mare arrabbiato dalla finestra
ricordare quanto sono fortunata
ricordare quanto tutti siamo fortunati
scrivere
leggere gill scott heron
scrivere
controllare whazup
alzare gli occhi al cielo su un paio di chat di gruppo
rispondere al messaggio di mia madre
scorrere ossessivamente foto profili di persone che non vedo più
pensare alla croazia
io e te sdraiati sugli scogli
conversazioni serie
-io non riesco a stare con nessuno
-beh mica tutti sono destinati a stare con qualcuno
pensa ai preti..?!
agli esploratori..
o agli artisti ..
hanno scopi e missioni non del tutto compatibili con la vita di coppia o la famiglia
magari anche tu sei così

e tu
tu come sei amico mio?
urlo in faccia ai gabbiani:
tu come sei!???

i gabbiani:
- stronzooooooo



(brighton 19.7.19)

11/07/19

sigla da anime giapponese





io qui con un vocale del nostro amico comune
ha sfornato un altro capolavoro
dice - vedi se riesci a metterci un testo
è pensato come sigla da anime giapponese-

ma che avrà voluto dire?
vorrei chiederlo a te prima di fare una figura di merda con lui

il pezzo è di quelli che ti inchiodano dalle prime note
non puoi ascoltarlo mentre giri il sugo
come si fa con la maggiorparte degli insopportabili vocali
no
qui
ti devi immobilizzare
prendere le cuffie buone
e
ascoltare

piango pensando alla testa di cazzo che sei
alla cattiveria che mi hai fatto ad andartene così
la tua fotografia in mano
giusto un anno fa
in un pub orendo di londra
per la prima (e forse ultima) volta in vita mia
ho cantato il karaoke
per la prima (e forse ultima) volta in vita tua ti è andato bene un mio fidanzato
ti ho dedicato il pezzo
blame it on the boogie
e tu stavi lì
ascoltavi
sorridevi
poi ti sei acceso una sigaretta (dentro al pub)
tu che non fumi
e ti hanno mandato fuori urlandoti dietro

ma quanto merda puoi essere? quando mi hai battuto a stronzaggine?

bugiardo
incosciente
impaziente
sfrontato
sconsiderato
malvagio
egoista
narcisista
o
forse era solo
il disturbo dell’attenzione
non diagnosticato

in other news
la mia nuova casa è belllissima
ho anche una lanterna
i coccetti fatti da me alla classe di ceramica
una libreria
una vasca da bagno
gli alberi con uccellini inglesi fuori dalla finestra
un balcone ‘juliet’
un letto ottomano
un divano letto che aspetta ancora un amico che a dicembre promise:

prestissimo
a londra


(10.7.19 londra)