piove
a dirotto
e
chissà come ti chiami tu
sul
ciglio della strada sotto le luci della ribalta del teatro
speri
in un riparo dall’acqua
e
da diosolosa cos’altro vien giù
una
coperta e una specie di carrello: una tavola di legno quattro rotelle
nient’altro
una
testa un petto un collo
tutto
il resto se l’è portato via allah
o
forse un’esplosione la guerra o il cancro
che
importa
però
cristo santo
impossibile
passare avanti
far
finta di non
quegli
occhi liquidi mi inchiodano
mi
seguono
blocco
il passo
recupero
le forze le parole la mimica facciale
vigliaccheria
e vino bianco
piove
a dirotto
e
chissà come ti chiami tu
vuoi
qualcosa da mangiare un panino?
non
capisci e non parli italiano
nero
senzatetto e tagliato a metà
je
ne comprende pas
si
ok un amico parla il francese
siamo
a cavallo
sei
musulmano
e mangi solo pesce verdura o pollo
ecco
ti
lascio anche il mio mal ridotto ombrello
ma
non ho altro
tu
invece si
hai
molto più di ciò che ho io
o
di ciò che mai potrei desiderare
più
di mille panini o di mille religioni o di mille dimore
non
hai più una vita
e
nemmeno piedi gambe cosce pancia sesso
ma
conservi energie per lanciarmi almeno questo
uno
sfacciato sorriso
e
niente più qui mi sembra lo stesso
(roma 23.1.2014)
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