21/01/13

più di qualsiasi madre o trattoria







anche solo 7 o 8 secondi

può durare quasi niente e puoi aspettarlo per anni
poi improvvisamente piomba lì dove sei tu
inaspettato sfacciato e desiderato allo stremo
non è possibile sapere né il perché né da dove venga
sarà che ha ragione freud?
sarà merito del liquido miracoloso e maledetto che annebbia il giudizio? sarà che c’è un gran silenzio? sarà che riesco quasi ad andare a tempo con il mio battito cardiaco? sarà che per una volta tanto
in profondità
ascolto?

l’unica cosa che so è che quando arriva
ti costringe a chiudere gli occhi
come di fronte ad un improvviso spasmo
ad una luce troppo intensa
ad un orgasmo

tutto questo frastuono non è che il suono della storia
quel suono ogni tanto preme contro le pendici del mio torace
fa di tutto per uscire
è la mia storia
la storia delle mie mani sudate
delle persone che ho deluso
delle cose di cui sono stata capace

le note che metto al mondo non mi appartengono più come prima ingenuamente mi ero illusa
le note
la melodia
le parole
il respiro tra gli accordi
abbandonano il mio corpo e si vanno a fare un giro
non prima di aver fatto rizzare tutti i peli della mia sciocca pelle
rubano poi tutta l’aria in sala
ammiccano ai presenti
scompaiono flebili e dietro di loro
un arcobaleno di anticorpi
anticorpi che risuonano come armonici
armonici che proteggono come anticorpi
mi mandano avanti nella bufera q.b. per non dire basta
ho aspettato questo miracolo così tanto
giorni mesi anni torturando le unghie di una mano e nascondendole dentro un guanto
club che non pagano perché non c’è gente
sedicenti musicisti che pur di non timbrare il cartellino imparano uno strumento
sound check a tradimento e fonici dall’orecchio spento
cavi scoperti e palchi sbilenghi
cene senza vino e dignità
camerieri proprietari clienti scontenti e senza alcuna pietà

no: non credo in dio né all’amore eterno
ma credo in quell’istante
quell’istante è si
malfermo
ma io confido che quell’istante da solo
possa suggerire un nuovo modo di rimanere a galla dentro uno spietato mondo
quell’istante
pochi secondi in cui penso
-ok sono chilometri che cammino sotto il sole cocente
sono stata sul punto di morire di sete e di accasciarmi a terra più volte
non un passante né un mendicante su questa strada non asfaltata
ma ora scorgo una fontanella
una fontanella a pochi metri e la mia fine sarà quantomeno rimandata-

quell’istante poi arriva ed è come vincere alla lotteria
eccolo sbucare dal nulla durante un concerto
giorni fa
un po’ d’alcol un grande palco molti ricordi uno steinway ed io a quattrocchi
mentre arpeggio tre accordi su una catena di sciocchi
la mia voce si assottiglia e la saliva se ne va
mi ritrovo a sorvolare su quell’ingorgo d’armonie
mentre la folla numerosa sembra non esser nemmeno più là
quell’istante infatti

quell’istante
sembra nutrirmi più di qualsiasi madre
elettrizzarmi più di qualsiasi partner
sfamarmi più di qualsiasi trattoria
ricordarmi che sono viva
che la voce
la pelle
la storia
la penna
che uso
è ancora
soltanto la mia








disegno di Valerio Scarapazzi

(roma 21.1.2013)

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