04/11/11

lavavetri


vagone centrale metropolitana a verso termini
ore quindici
una signora traccheggia davanti al posto libero accanto a lei
decide di andare più giù a cercare un altro posto
non so nemmeno se l’ha vista
mi sono seduta di fronte e da qui è impossibile non guardarla
il suo viso e la sua presenza composta
mi inchiodano gli occhi
mi impediscono di guardare da ogni altra parte
nero come la notte
un berretto di lana in testa nonostante il caldo infernale
magrissimo
si sorregge al pilastro con una mano dalle lunghe dita nodose
e con l’altra regge il secchio rosa che stringe tra i piedi
nient’altro
lavavetri
li chiamano così qui da noi
lavano il vetro delle macchine ai semafori
certe volte anche i fanali anteriori
a fine giornata in tasca? pochi centesimi e molti insulti

indicibile l’età
più di 40 forse 50 ma addirittura 65
scarpe da ginnastica pantaloni sfilacciati camicia nera e giacca a vento
sbucano pochi capelli grigi da sotto il berretto
poi quel viso
quel viso che non si può dimenticare
ogni muscolo del viso contratto in una maschera dolorante affaticata delusa

ora mi alzo e gli chiedo se si sente bene (sono così stanco che non mi opporrei alla morte)
se ha bisogno di qualcosa (di tutto ho bisogno e come vedi anche di niente)
se posso fare qualcosa (riportami tra la mia gente e dai miei figli)
se….
e invece rimango lì a fissarlo a decidere cosa dire cosa fare quanti soldi ho nel portafoglio ah brava e dopo che gli hai dato le tue idiote 20 euro che cosa sarà cambiato?
non riesco a distogliere lo sguardo
non riesco a pensare a niente
vorrei portarlo via con me
sentirlo parlare raccontare piangere
questo signore ha un gran bisogno di piangere
il viso contratto da un’espressione che non ho mai visto
immagino una storia
il dolore dei ripetuti strappi e la stanchezza impietosa sono disegnati sulla sua fronte
ma si tiene dritto sul sedile e cerca con tutto se stesso di tenere gli occhi aperti
impresa sovraumana
sembra non dorma da giorni mesi anni sembra che non abbia mai dormito
entra un sedicenne con i lobi aperti dagli orecchini a cerchio capelli stile londinese appena fatti dal parrucchiere scarpe da ginnastica e pantaloni sfilacciati
sta mettendo a posto il vocabolario di latino nel suo zaino
si siede accanto a lei con gli auricolari nelle orecchie e per un attimo attira la sua attenzione

poi ritorna a guardare da un'altra parte
quale parte? lontano troppo lontano dove non si può arrivare nemmeno in sogno
ha un posto dove andare a riposarsi?
ha un amico con cui piangere?
ha una canzone da cantare per non perdersi nella follia del dolore di una vita così?
ho sperato scendesse alla mia stessa fermata
perché? che sarebbe mai cambiato?
posso io qualcosa
contro l’ingiustizia
contro la lontananza
contro la solitudine
contro il dolore
contro la malattia
contro l’indifferenza di tutti gli altri?


(roma 4.11.2011)



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