07/12/13

come in un limerick




desideravo che tu mi guardassi
ma non avevi nè occhi né curiosità
desideravo che tu mi ascoltassi
ma l’udito così come la memoria la lucidità e il silenzio
erano ormai andati
e ora che faccio?
soffio rabbia dentro al gelido ottone del sassofono
escono melodie acute e incrinate
lacrime trattenute seppur intonate
aspetto qualcuno o qualcosa che somigli al miracolo
e chissà
forse è già arrivato e l’ho perso ad un semaforo
sono inquieta e giro senza tregua camminando in tondo
come in un limerick
passeggio nella mia stanza senza pavimento
e mi sto stancando
ho due protrusioni nella colonna cervicale
in seguito a un trauma giovanile
caddi a testa in giù in picchiata dalla schiena di un leggero fidanzato
ho anche cento affezioni del tratto emotivo
in seguito all’esposizione prolungata
ai tuoi bruschi cambi di direzione
ai tuoi giudizi drastici e distruttivi
al tuo parlare senza mai sognarti di ascoltare
alle tue richieste d’aiuto sorde cieche ingiustificate
niente sconti per nessuno
nemmeno una famiglia borghese avrebbe potuto proteggermi
salvare le apparenze
ho detto niente sconti
mica niente sogni
desideravo soltanto che tu mi scorgessi
scorgessi dentro i miei occhi grigi
le parole buie che avrei in seguito cercato di nascondere
ricamandole tra le note
ma tu facevi già i conti con la piccolezza della tua esistenza
e non avevi certo la pazienza di dar retta alle mie bambole
o alla musica della mia stanza
o alla sconfinatezza della mia danza





 (roma 7.12.2013)

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