maybe I CAN sing
la BBC viene a registrare la sessione
sistemano i microfoni
il team circonda i detenuti con cuffie e aste
sono una quindicina
sembrano bambini a scuola terrorizzati dall’esame di terza media
io a cavallo tra Whoopy golberg di Sister act 2 e Michelle pfiffer in Dangerous minds
bisogna decidere l’ordine in cui faranno i loro assoli
…missione impossibile!
Red il più prepotente non vuole andare per primo
non si schioda dalla sua sedia
gli altri lo assecondano
il loro rap è molto diverso
Red ha una voce relativamente alta
mischia un rap con intercalare vagamente jamaicano
ogni tanto fa beatbox o usa la mano sul petto per dare più ritmo alle sue rime
a volte fa un urletto ‘chiah!’
che ormai lo caratterizza
a volte infila un ritornello cantato che ripete più volte
ha un talento per il free-style e sa come conquistare la folla in pochi secondi
mi perdo il 50% di ciò che dice
ma tutti gli altri schioccano le dita o gli urlano ‘bro’
quindi capisco che ha toccato un tasto bollente
Kurt è l’ultimo a esibirsi
con lui il vibe scende a toni più scuri
le sue liriche non prevedono urletti o scherzi o giochi di parole accattivanti
non si scherza
ce ne sono un paio nuovi
Brendon sa anche suonare il piano
è timidissimo e ha uno stile fermo e smooth
Liam
è porta il durag in testa
interessante mix tra rap e frasi cantante
stona parecchio ma apprezzo il tentativo
visto che non mi basta mai
lancio una nuova challenge
-ecco che riattacca con il ted talk…
pensano alcuni
-visto che siete dei rappers straordinari e su quello non posso insegnarvi molto
vi lancio una sfida: l’ultima riga delle vostre rime invece che rapparla la dovete cantare!
prevedibili le reazioni in sala:
‘no io non canto..’
‘ma io non so cantare…’
‘no io faccio rap!’
‘no rovino tutto…’
Chris è il più ostinato
-non so cantare
continua a dirmi lui
-tutti possono cantare
mi impunto io
ha cinque o sei fogli scritti fitti fitti tra le mani
liriche dove non c’è nè lo spazio nè il tempo di respirare
questo è il rap
l’urgenza è talmente forte e l’urgenza è velocità
che non è possibile respirare
rallentare
aggiustare
o addirittura pensare
io li voglio costringere a rallentare
a respirare
a intonare una melodia
a guardare la musica da un altro angolo
ma ho i miei modi italiani
che hanno poco della delicatezza inglesi a cui sono abituati
quindi strappo il foglio dalle mani di Chris
-senti qua
prendo una riga a caso delle sue
la canto
lo invito con gli occhi a venirmi dietro
lo fa
si illumina
e con gli occhi di un bambino che ha preso un 6 per la prima volta in vita sua
dice
-maybe I CAN sing…!!
stringo i denti per non mettermi a piangere
si fanno le quattro
ora di tornare in cella
per me è il momento peggiore
Red è l’ultimo ad avviarsi
aspetta la guardia che lo riaccompagni dentro
-vi posso cantare la canzone preferita di mia madre?
chiude gli occhi
la testa all’indietro
Summertime
una bellissima ninna nanna scritta all’inizio del secolo
quando ancora non si sapeva che rivoluzione avrebbe fatto quella musica così spaventosa
fatta da un mix di sonorità razze e culture molto diverse
il jazz
una delle volontarie è in lacrime
non tiene l’emozione
uno dei detenuti la abbraccia per consolarla
viene sgridata perchè non ci può essere contatto fisico
vivere in prigione è come il jazz
i detenuti si incontrano in spazi dettati da regole
in prigione le sbarre (bars)
nel jazz le misure (bars)
bianchi neri africani inglesi jamaicani indiani rumeni cristiani musulmani sikh
devono convivere e trovano il loro modo di farlo
con un proprio nuovo linguaggio
sconosciuto agli altri
diverso dal mondo fuori
(Londra 19/10/2024)
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