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19/10/24

la musica dentro: maybe I CAN sing

maybe I CAN sing


la BBC viene a registrare la sessione 

sistemano i microfoni 

il team circonda i detenuti con cuffie e aste

sono una quindicina

sembrano bambini a scuola terrorizzati dall’esame di terza media 


io a cavallo tra Whoopy golberg di Sister act 2 e Michelle pfiffer in Dangerous minds


bisogna decidere l’ordine in cui faranno i loro assoli 

…missione impossibile! 

Red il più prepotente non vuole andare per primo 

non si schioda dalla sua sedia

gli altri lo assecondano


il loro rap è molto diverso 

Red ha una voce relativamente alta 

mischia un rap con intercalare vagamente jamaicano

ogni tanto fa beatbox o usa la mano sul petto per dare più ritmo alle sue rime 

a volte fa un urletto ‘chiah!’ 

che ormai lo caratterizza

a volte infila un ritornello cantato che ripete più volte

ha un talento per il free-style e sa come conquistare la folla in pochi secondi


mi perdo il 50% di ciò che dice 

ma tutti gli altri schioccano le dita o gli urlano ‘bro’ 

quindi capisco che ha toccato un tasto bollente 


Kurt è l’ultimo a esibirsi 

con lui il vibe scende a toni più scuri 

le sue liriche non prevedono urletti o scherzi o giochi di parole accattivanti 

non si scherza 


ce ne sono un paio nuovi 

Brendon sa anche suonare il piano 

è timidissimo e ha uno stile fermo e smooth


Liam

è porta il durag in testa

interessante mix tra rap e frasi cantante

stona parecchio ma apprezzo il tentativo 


visto che non mi basta mai 

lancio una nuova challenge 

-ecco che riattacca con il ted talk…

pensano alcuni 

-visto che siete dei rappers straordinari e su quello non posso insegnarvi molto 

vi lancio una sfida: l’ultima riga delle vostre rime invece che rapparla la dovete cantare!


prevedibili le reazioni in sala:


‘no io non canto..’

‘ma io non so cantare…’

‘no io faccio rap!’

‘no rovino tutto…’


Chris è il più ostinato

-non so cantare 

continua a dirmi lui

-tutti possono cantare

mi impunto io

ha cinque o sei fogli scritti fitti fitti tra le mani

liriche dove non c’è nè lo spazio nè il tempo di respirare 


questo è il rap

l’urgenza è talmente forte e l’urgenza è velocità

che non è possibile respirare 

rallentare 

aggiustare

o addirittura pensare


io li voglio costringere a rallentare 

a respirare 

a intonare una melodia 

a guardare la musica da un altro angolo


ma ho i miei modi italiani 

che hanno poco della delicatezza inglesi a cui sono abituati 

quindi strappo il foglio dalle mani di Chris

-senti qua


prendo una riga a caso delle sue 

la canto

lo invito con gli occhi a venirmi dietro

lo fa

si illumina

e con gli occhi di un bambino che ha preso un 6 per la prima volta in vita sua 

dice

-maybe I CAN sing…!!


stringo i denti per non mettermi a piangere 


si fanno le quattro

ora di tornare in cella 

per me è il momento peggiore


Red è l’ultimo ad avviarsi 

aspetta la guardia che lo riaccompagni dentro

-vi posso cantare la canzone preferita di mia madre?


chiude gli occhi

la testa all’indietro


Summertime 

una bellissima ninna nanna scritta all’inizio del secolo 

quando ancora non si sapeva che rivoluzione avrebbe fatto quella musica così spaventosa 

fatta da un mix di sonorità razze e culture molto diverse

il jazz 


una delle volontarie è in lacrime 

non tiene l’emozione

uno dei detenuti la abbraccia per consolarla

viene sgridata perchè non ci può essere contatto fisico


vivere in prigione è come il jazz 

i detenuti si incontrano in spazi dettati da regole

in prigione le sbarre (bars)

nel jazz le misure (bars)

bianchi neri africani inglesi jamaicani indiani rumeni cristiani musulmani sikh 

devono convivere e trovano il loro modo di farlo 

con un proprio nuovo linguaggio 

sconosciuto agli altri 

diverso dal mondo fuori



(Londra 19/10/2024)

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