farò una specie di recensione
leggo tanto e come tutti
uso anch'io
le
parole
parole
questo
è quasi sempre tutto quello che in vita davvero abbiamo
quello
che abbiamo per dire di noi agli altri
parole
che convincono illudono consolano e parole che ti tagliano a metà
come
scordare quella volta che mia madre mentre cucinava mi disse…..
ricordo
quando mio padre mi portò al mare e mi disse…
affascinante
morbosa e un po’ repellente
l’immagine
dei quattro che cantano a squarciagola e piangono mossi dall’emozione del canto
sdraiati
su patologie in erba e parole non dette
un
ragazzino molto sveglio e la sua adorazione per il padre
un
padre disturbato depresso e scostante
una
madre accogliente pur se incosciente
una
sorella maggiore quasi maggiorenne e già piena di cicatrici
ma
questa è soltanto la
mia
descrizione
della
famiglia
chi
può del resto giudicare una famiglia da fuori?
il
giovane narratore della storia
nella
mia descrizione non riconoscerebbe affatto la sua famiglia
mi
correggerebbe anzi:
un
padre forte e dotato di una magia che incanta le persone
una
madre dolce e sempre presente
una
sorella schiva e un po’ strana ma anche l’unica a saper di certo come consolare
papà quando sta male
punti
di vista
un
uomo depresso
un
uomo violento
un
uomo attratto e geloso della propria figlia
può
essere amato?
naturalmente
(o innaturalmente)
si
infatti
viene teneramente amato temuto e protetto
persino
adorato
a
lui è consentito l’inconsentibile
il
resto della famiglia “lavora” per tenerlo tranquillo
il
coro costruisce accordi in modo tale che
al
solista
sia
lasciata la possibilità di far emergere il suo talento più grande
incantare
gli ascoltatori con il suo canto
un
canto di parole
parole
perfette per alleviare il dolore
il
dolore per la perdita di persone care
parole
che producono vanto orgoglio soldi e soprattutto pubblicità per il negozio di
alimentari
figlio
madre e sorella maggiore
un
coro di affetti perfettamente intonato
incoscientemente
assecondano e coltivano la patologia
cercano
di nascondere (non riuscendoci) le loro carenze e i propri bisogni
obiettivo
comune: non far in alcun modo vacillare la serenità del solista
dall’equilibrio
del solista
dipende
il successo di tutto il coro
che
il solista sia incapace di intendere e volere
non
ha nessuna rilevanza affettiva
il
legame di sangue può dunque tutto
me
ne accorsi anch’io sulla mia pelle
e
me ne spaventai
certe
famiglie
come
spinte dalla paura verso un esterno sconosciuto
fanno
tutto all’unisono
piangono
all’unisono
ridono
all’unisono
mangiano
all’unisono
pensano
respirano all’unisono
amano
all’unisono
distruggono
vite
all’unisono
da
dentro
da
piccoli
ogni
cosa può sembrare normale
quello
che ti si dà da mangiare è buono
il
letto su cui si dorme è morbido
una
carezza sotto la camicia da notte è segno d’amore
ma
come farà quel ragazzino a scacciare la rabbia?
a
scacciare l’odio che prima o poi prenderà il posto della sopportazione?
l’odio
verso tutti quelli che osano mettere in pericolo l’incerta stabilità del
padre-eroe
quell’odio
lo porta a cercare di eliminare tutti gli ostacoli
farebbe
di tutto (e lo fa)
pur
di avere la sensazione di avere accanto
un
padre
quel
padre che fuori dal suo coro verrebbe forse
additato
criticato
allontanato
curato
ricoverato
schifato
perseguito
denunciato
quel
padre che invece è un eroe
all’interno
del suo coro
e
lì viene
giustamente
o ingiustamente (chi se ne frega)
amato
l’arte
di piangere in coro
di Erling Jepsen
(roma 26.7.2013)
Nessun commento:
Posta un commento