ecco
che arriva Raimondo
otto
meno un quarto
un
uomo giovane ben vestito e un bel viso solare
è
di palermo
quando
mi vede si mette subito sottobraccio
andiamo
insieme al tavolo
alessia-
vero?
partiamo
bene: il mio nome lo ricorda
si
ricorda anche dell’amico mio riccioluto
-è
l’amico mio
dissi
quando gliene parlai la prima volta mesi fa
e
lui notò argutamente che non avevo detto “un mio amico”
ma
“l’amico mio”
ride
ricordando di questa minima differenza verbale
che
poi tanto minima non è
come
spiega lui con fare da insegnante colto (tipico siciliano)
-perché
dire: è un mio amico o è il mio amico
non
rende così bene l’idea
dell’amicizia
e soprattutto del possesso
così
come quando si dice invece: è l’amico mio
vero
ineccepibile incredibilmente azzeccato!
la
conversazione è brillante
la
sala è semivuota stasera
la
pioggia scoraggia tutti
clienti
e camerieri
sono
tutta per lui
ne
è entusiasta
passiamo
al menù
ordina
fusilli
con zucchine
pollo
e spinaci
frutta
quando
arriva la pasta ad uno sguardo veloce si sente di dover chiarire
-non
solo zucchine- c’è anche la panna..
-si
è vero in effetti…
mi
racconta le peripezie affrontante per arrivare qui
mi
pare di capire che viene da un magazzino a leonardo da vinci
gli
piacciono le mie treccine
mi
chiama fata
però
poi confessa un po’ malinconico:
appena
incontro una ragazza che mi piace la perdo
(faccio
le corna sotto al tavolo)
-venendo
qui ho fatto conoscenza con una ragazza
molto
carina
si
allacciava gli stivali lungo il marciapiede
abbiamo
scambiato due parole
però
poi dovevo venire qui e non ho preso il suo numero
però
gli ho dato il mio biglietto da visita
anzi
dopo lo darò anche a te
(grazie!)
beh
comunque sono un inconcludente
da
sempre-
mentre
racconta gli occhi vanno un po’ verso di me
un
po’ verso la gente che passa
ma
in realtà il suo sguardo vivace ed intelligente
è
rivolto all’interno
all’interno
della sua storia
dei
suoi occhi azzurri
delle
sue scarpe bagnate
mentre
la conversazione salta di palo in frasca
mi
prende la mano
d’istinto
vorrei toglierla perché non mi sembra opportuno
e
perché non amo il contatto fisico così prematuro
ma
poi ho la sensazione che stavolta la mano debba proprio rimanere lì dov’è
quindi
lascio che la mia mano fredda e ossuta
venga
sepolta sotto la sua bollente e paffuta
gli
chiedo di palermo
dice
che dopo averci vissuto trent’anni
si
è stufato ed è venuto via
vuole
vedere altre città altri paesi
non
si può vivere tutta la vita in uno stesso posto
non
si cresce così
non
si va da nessuna parte
mi
racconta di una frase che l’ha colpito all’aeroporto
-non
sono le persone a fare i viaggi: sono i viaggi che fanno le persone
boom!
bellissima
e vera
è
un libero
è
un socievole
sta
stretto ovunque
dice
che è nato a torino in realtà
mi
incuriosice
gli
chiedo come è andata la storia
sua
madre (siciliana e bellissima) viveva a torino da molti anni
suo
padre si fa un weekend a torino con un paio d’amici
si
conoscono
lui
perde la testa e la comincia a corteggiare
a
distanza
lei
all’inizio se lo fila poco ma poi crolla
chiedo
io: con cosa l’ha poi sedotta tuo padre?
-e
che ne so! io non c’ero!
…beh
forse con il pianoforte
!
mio
padre è un bravissimo pianista
fa
jazz-
mi
dice anche il cognome
-lo
puoi trovare anche su internet
ma
quando si è poi fidanzato con mia madre
lei
è stata molto chiara
e
lui ha trovato un lavoro alle poste
-….ecco
io
sono nato a torino e poi ci siamo trasferiti tutti in sicilia-
mi
piace il racconto e starei ad ascoltarlo per ore
ma
mentre mi racconta le sue origini
si
perde nel racconto e
mangia
molto lentamente
talmente
lentamente
che
sono costretta a mettergli un po’ di fretta
che
maleducata che sono!
ma
vedo che i tavoli si sono svuotati nel frattempo
e
siamo rimasti soltanto io e lui
stanno
riordinando e cominciando a passare lo straccio sul pavimento e le pezzette sui
tavoli
vorrei
fargli cento domande
sapere
tutto di come vive se sa suonare se gli manca la sua famiglia o se vuole altra
frutta
la
conversazione mi piace e
per
una volta non c’è il dubbio del chi pagherà la cena
o
del dover “fare alla romana”
vorrei
restare ma
devo
andare e anche lui
-la
mensa dei poveri chiude alle otto e un quarto
e
ognuno di nuovo per la sua strada
bagnata
e misteriosa
ognuno
di nuovo da solo con i suoi sogni irrealizzati
dubbi
ingarbugliati
disagi
smascherati
magazzini
umidi
demoni
finti o reali
case
riscaldate
marciapiedi
di marzapane
stivali
di belle donne
spazi
ridotti
viaggi
mai fatti
(roma 1.11.2012)
Scusa se commento sempre ma ti leggo con tanto piacere, e questo racconto è bellissimo e commovente e lascia il desiderio di sapere tanto di più.. come una bella canzone
RispondiEliminamarilicia
Sei un genio...
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