ho scoperto che
il proprietario del pub
mi stima e ha
detto che gli piaccio
tiro un sospiro
di sollievo perché è brusco e ombroso
si piazza a un
tavolo e gioca a carte con i suoi amichetti ottantenni
mi guarda in
cagnesco e mi ha ripreso già un paio di volte
il pub è
obiettivamente delizioso
non lo dico
perché ci lavoro io
strumenti
musicali di tutti i tipi attaccati alle pareti
chitarre vecchie
come il (buon) vino
fisarmoniche
rullanti
tamburi
un’intera
vetrata dipinta a mano affaccia sul giardino interno del pub
dal soffitto
sulla vetrata pendono decine di ‘allarga-scarpe’ di legno
non chiediamoci
il perché
profumo di pub
antico
i miei vestiti
sono imbevuti da quel profumo quando torno a casa e anche i giorni a seguire
apprendo che poco
più cento anni fa il pub era diviso a metà
bianchi da una
parte
neri dall’altra
non c’è da
stupirsi se i pub sono frequentati prevalentemente da bianchi
c’è un tipo a
cui ho servito un bel po’ di pinte
sta bello
sbronzo e ha un accento marcato
mi vede
sorridente prende dunque coraggio si appoggia al bancone con aria confidenziale
e mi fa
-I don’t want
you to get depressed but….
e poi comincia
un discorso praticamente in arabo antico
un po’ è cockney
un po’ è mbriaco
io gli continuo
a dire
I’m sorry I don’t
understand you
ma infine
scandisce meglio e capisco:
un caro amico
con cui di solito bevo qui al pub
è in ospedale e
non so se ne uscirà
mi intenerisco
al punto che sto per offrirgliela
la settima pinta
ma poi invece gli
chiedo i 4 pound e gli dico
-brindiamo a lui
e aggiungo
predittiva
-don’t worry:
everything will work out fine
moh
speriamo sia
vero
la mia collega
del turno di oggi è un uomo
appena mi
presento mi accoglie con un complimento bizzarro ma apprezzato
-hai una
bellissima dentatura
la tipa è piena
di tatuaggi su cui spiccano i due su entrambi i polsi dalla scritta minacciosa
(o religiosa?)
--thank me –
è bravissima
professionale e svelta
mi illumina
sulla corposità delle birre
mi spiega il
perché vadano servite in certi bicchieri
c’è un bicchiere
che ha un tondino sul fondo che stimola la produzione di bollicine
geniale
vado pazza per
questo tipo di cose!
mi chiede se ho
un ragazzo e mi racconta della sua ultima relazione con una donna andata male
la tizia con cui
stava è partita per l’africa per occuparsi dell’ebola
ha fatto il
biglietto senza avvisarla e a cosa fatta s’è fatta uscire la voce
il bartender è
un po’ come uno psicologo
i casi umani qui
dentro si sprecano
il cliente medio
si aspetta la stessa cosa sia dal barista dietro il bancone che dalla birra nel
suo bicchiere:
devi essere
frizzante accogliente fresca risolutiva capace di fargli scordare che lavoro fa
/quanto(poco)guadagna/il matrimonio distrutto/l’abbandono della consorte/la
morte di Max il cane fedele compagno di sempre
due amiche centenarie
si incontrano al pub
una delle due insiste
per offrire
prendono mezza
pinta di birra a testa
le servo e mi
sento chiamare dal furbo Peter
molto
educatamente mi riprende
-non voglio
insegnarti il tuo lavoro MA
mi dice
- dovresti sempre
riempire il bicchiere fino al bordo… chiedi loro se desiderano che tu lo
faccia!
adoro questa
conduzione familiare del pub
tutti si
impicciano di tutto e di tutti
si salutano
anche se non si conoscono
anche se ognuno
è seduto per conto suo
ogni tanto si
scambiano una parola
mentre attendono
che gli effetti dell’alcol addolciscono la fatica da cui si sentono schiacciati
e io verso
dolcezza
e mi pagano
(londra 24.6.2015)
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