ma
non avevi nè occhi né curiosità
desideravo
che tu mi ascoltassi
ma
l’udito così come la memoria la lucidità e il silenzio
erano
ormai andati
e
ora che faccio?
soffio
rabbia dentro al gelido ottone del sassofono
escono
melodie acute e incrinate
lacrime
trattenute seppur intonate
aspetto
qualcuno o qualcosa che somigli al miracolo
e
chissà
forse
è già arrivato e l’ho perso ad un semaforo
sono
inquieta e giro senza tregua camminando in tondo
come
in un limerick
passeggio
nella mia stanza senza pavimento
e
mi sto stancando
ho
due protrusioni nella colonna cervicale
in
seguito a un trauma giovanile
caddi
a testa in giù in picchiata dalla schiena di un leggero fidanzato
ho
anche cento affezioni del tratto emotivo
in
seguito all’esposizione prolungata
ai
tuoi bruschi cambi di direzione
ai
tuoi giudizi drastici e distruttivi
al
tuo parlare senza mai sognarti di ascoltare
alle
tue richieste d’aiuto sorde cieche ingiustificate
niente
sconti per nessuno
nemmeno
una famiglia borghese avrebbe potuto proteggermi
salvare
le apparenze
ho
detto niente sconti
mica
niente sogni
desideravo
soltanto che tu mi scorgessi
scorgessi
dentro i miei occhi grigi
le
parole buie che avrei in seguito cercato di nascondere
ricamandole
tra le note
ma
tu facevi già i conti con la piccolezza della tua esistenza
e
non avevi certo la pazienza di dar retta alle mie bambole
o
alla musica della mia stanza
o
alla sconfinatezza della mia danza
(roma 7.12.2013)
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