malattia
agonia
morte
sgomento
funerale
durante
i sempre meno rari funerali
la
più disperata
la
più pallida
la
più atea
sono
io
sembro
proprio la più fica
volevo
dire pre’fica
piango
e mi dispero incapace di accettare
della
morte
il
mistero
il
prete va avanti con le sue frasi incoraggianti
secondo
il vangelo
-gesù
sa quello che fa-
ne
siamo proprio sicuri?
-ora
scambiatevi un segno di pace-
i
riti della nostra religione forniscono suggerimenti lontani artefatti
ingabbiati e freddi
ci
dica piuttosto la verità se ne ha il coraggio!
non
c’è nessun affidabile appiglio nello sgomento
la
morte non può non sorprenderci
la
morte non può non sconvolgerci
l’agonia
di una persona malata non può riconciliarci con qualcuno con cui non abbiamo
nemmeno mai alzato la voce: dio
la
tragedia è che se non si crede nella vita ultraterrena
e
se non si confida in un dio buono che ci accoglierà a braccia aperte
(a
meno che non siamo stati dei peccatori…)
la
morte è davvero spaventosa
e
se si è atei diventa mostruosa
-come
un
minuto fa eri qui accanto a me
e
ora sei in quell’orrendo mobile di legno -
avoja
a pregare
avoja
a spargere lacrime ed incenso
avoja
a guardare vecchie foto
che
ne farò del tempo passato assieme
delle
parole rimaste a mezza gola
della
paura di sapere di essere rimasta sola
della manciata di cose non dette e
non fatte
della
credenza in cucina color melanzana
della
tua faccia sempre abbronzata?
stronza
te
ne sei andata lasciandomi qui da sola
a
cercare di ricordare l’ultima tua parola
fottiti
allora!
anzi
crepa!
ah
scusa
che
maleducata
(roma 16.5.2013)
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