ore
10
il
sole il cielo i fiori gialli
siedo
su un muretto alla fermata rebibbia
cuffie
giganti mi separano dal traffico
un
signore oltre i sessanta con occhi di aski mi apostrofa
-musica
rock?
-come?
ah no...soul...
mi
guarda bene e continua
-
comunqe sei ‘no spettacolo- quell’occhi sembrano finti
-sono
finti
-..nel
senso che porti le lenti?
-no
no sono PROPRIO finti
non
capisce la finezza ma
si
allontana con sorriso ammiccante e con un commento non adatto alla sua età (e
se vogliamo proprio chiarirlo anche alla mia)
commento
secondo lui lusinghiero
secondo
me tanto agghiacciante (quanto irripetibile)
ore
20
palestra
liceale del quartiere
un
minuscolo ma energico bambino dalle guance rosse e occhi color cielo
striscia
per terra a pancia in su spingendosi con i piedi
sembra
un bacarozzo impazzito girato sulla schiena
si
fa tutto il pavimento della scuola tipo mocho vileda
ride
libero
e bello mi guarda estasiato
ed
io chinata in avanti verso quel batuffolino
ho
la pessima idea di dirgli
-ma
quanto sei bello tu?
con
quella voce in falsetto e quel fare da idiota tipico di quando mi rivolgo ai
bambini
(disgustosa)
il
batuffolino si alza di scatto
sembra
non aspettasse altro
si
fionda verso di me
mi
tira per un braccio si aggrappa ad una mano mi pianta i piedi sulle gambe e
comincia a scalarmi
come
fossi una montagna
il
batuffolino è al di là di ogni previsione
fortissimo
pesante enorme spaventoso
cerco
di togliermelo di dosso un po’ rido un po’ sono seria un po’ cerco rinforzi con
sorriso disperato
il
bimbo-demonio non si scoraggia
ad
ogni tentativo di rimetterlo a terra pianta i piedini di ferro sulle mie
ginocchia
e
mi scala
sono
preoccupata
nessuno
viene in mio aiuto
cristo
dov’è la madreeeeee?
decido
in pochi istanti di cedere (l’alternativa era finire in carcere..)
lo
lascio fare la sua scalata verso la vetta (la mia faccia)
mi
si aggrappa al collo mi strappa una manciata di capelli mi stacca l’orecchino mi
scocca un bacio sulla guancia
mentre
mi abbraccia con foga disumana
con
uno slancio non coerente con la sua età mi confessa
-io
voglio stare con te
-ah..
che carino.. e come ti chiami?
-ugo
-e
quanti anni hai?
(con
un gesto distorto della mano-pinza fa il numero)
-
3
e
poi mi fa questa domanda
-
perché sei grande?
davvero
io non so cosa rispondere
decido
di scrollarmelo di dosso definitivamente
fattene
una ragione ugo non potremo mai essere felici insieme
appena
lo metto a terra forzatamente
lui
scappa via dicendomi
-brutta!
dalla
giornata di oggi ho sicuramente imparato che
sopra
i sessanta e sotto i quattro
vado
proprio
a
ruba
(roma 28.3.2013)